Al Teatro delle Arti va di scena “‘O vico e Tuledo ‘e notte”

Al Teatro delle Arti va di scena “‘O vico e Tuledo ‘e notte”

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Giovedì 21 aprile, alle ore 21, a chiudere la cinquina di spettacoli della rassegna teatrale “Te voglio bene assaje” organizzata da TeatroNovanta al Teatro delle Arti a Salerno sarà “’O vico e Tuledo ‘e notte”, due atti unici di Raffaele Viviani. La regia è di Matteo Salsano che dell’arte “vivianea” ne è un riferimento. Quello che a Salerno andrà in scena per la prima volta sarà una rilettura rispettosa e moderna al tempo stesso di questo capolavoro. In scena dodici cantanti attori per un ritratto corale di una Napoli esilarante e divertente con “O Vico”, più drammaticamente notturna invece con “Tuledo ‘e notte”. Un vero e proprio evento che farà riascoltare le canzoni del grande protagonista della drammaturgia napoletana del Novecento: da ‘O Pizzaiuolo a L’acquaiuolo e l’immancabile Bammenella, giusto per citarne alcune. Con Serena Stella (che della rassegna firma la direzione artistica) sul palco del Teatro delle Arti ci saranno Lucio Bastolla, Chiara De Vita, Antonello Cianciulli, Raffaele Milite, Marco De Simone (che ha riarrangiato le musiche), Daniele Nocerino e Manuel Stabile. Il gruppo di giovani attori cantanti è composto da Marco Bartiromo, Gioia Consiglio, Gaia Vicinanza, Giorgio Finamore, Giovanni D’Auria ed Eleonora Moscatiello.

“Sarà per me un’altra bella prova – spiega Serena Stella – Da bambina ho sempre guardato con occhi di meraviglia e stupore questo spettacolo, ne ho vivo il ricordo delle intonazioni e dei passaggi. Bammenella è sempre stato il mio personaggio preferito. Ed oggi grazie a Matteo Salsano sul palco ci sono io che la interpreto. Abbiamo lavorato molto su un allontanamento dagli stereotipi per trovare, insieme, la mia cifra d’attrice”.

Il lavoro nasce come ‘A notte”, con il titolo definitivo e rappresentato per la prima volta al Teatro Umberto di Napoli il 7 ottobre 1918 riscuotendo un enorme successo. Protagonista è il popolo notturno di Via Toledo, un campione d’umanità di pur diverse tipologie, ma saldato insieme dal comune destino di precarietà e di tragica labilità che è proprio del mondo della strada. Viviani si consacra così poeta degli umili, degli ultimi, di tutti coloro che vivono ai margini e con il suo teatro porta in scena i sentimenti di accattoni, meretrici, ruffiani e scippatori. In queste scene dì vita popolare, si vede il Viviani più grande, lo scopritore di una Napoli europea di cui mette a nudo le miserie morali e materiali.

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