La nuova variante indiana del Covid-19 sfuggirà al vaccino?

L’arrivo della nuova variante in India, che sta provocando migliaia di contagi al giorno nel paese asiatico, ha stupito molti scienziati per la sua pericolosità, contagiosità e resistenza al vaccino, dopo tanti mesi di speranza per la più popolosa nazione di aver sconfitto il mostro invisibile del Coronavirus. I casi giornalieri sono tornati a crescere velocemente, arrivando alla cifra record di 353mila nuovi contagi registrati il 25 aprile. La cosa più sbalorditiva è che l’India sembrava aver superato il peggio, e tante ricerche scientifiche si erano focalizzate sul fatto che se una proporzione molto elevata della popolazione indiana aveva già incontrato il virus, fino a quasi la metà della popolazione in alcune aree urbane, sarebbe dovuta essere immune da una nuova ondata pandemica. Questa variante identificata con la sigla B.1.617, non ancora inserita tra quelle riconosciute come variant of concern, o varianti pericolose da nessuna itituzione sanitaria, fu scoperta per la prima volta ad ottobre 2020 nel Maharashtra, uno stato dell’India Centro-occidentale. La sua caratteristica principale è che presenta due mutazioni già note (E484Q e L452R), ove l’unione di queste due varianti sarebbe responsabile della drammatica ondata che sta stravolgendo l’India. Le sostituzioni amminoacidiche E484Q e L452R sono state trovate entrambi nel dominio di legame del recettore (RBD) della proteina Spike che potrebbe migliorare la trasmissibilità del virus e con una maggiore resistenza alla risposta immunitaria. Gli studi scientifici hanno suggerito che la mutazione L452R sia dovuta all’interazione tra la proteina Spike e l’enzima 2 convertitore dell’Angiotensina (ACE2) che con la nuova variante E484Q porti a un aumento dell’infettività a causa dell’incremento dell’affinità di legame con il recettore ACE2 aiutando il virus a “dribblare” la risposta immunitaria, ossia meno suscettibile agli anticorpi sviluppati in seguito a una precedente infezione. Mentre E484K è il dominio di legame del recettore, Y145 e H146 non sono parti di residui amminoacidici interagenti con il recettore umano ACE2 e l’impatto strutturale sulla proteina Spike da parte delle due delezioni non è stato ancora capito dagli scienziati. Detto ciò, la nuova variante desta molta preoccupazione tra gli esperti e questo potrebbe spiegare il fatto che l’epidemia sia tornata a farsi sentire di nuovo nonostante i dati indicavano un’alta proporzione di indiani già guariti dal virus e quindi potenzialmente protetti da nuove infezioni.


Infatti, le due mutazioni nella regione che funziona da bersaglio per gli anticorpi neutralizzanti, potrebbe sfuggire al vaccino attuale messo in atto dagli scienziati mettendo a serio rischio la resistenza alla campagna vaccinale. Secondo i primi dati da Israele, il vaccino Pfizer-BioNTech è parzialmente efficace contro la variante indiana e anche i primi test di neutralizzazione sul vaccino indiano Covaxin hanno mostrato una buona risposta. Ovviamente sono solo ipotesi che potranno essere confermate o smentite nel monitoraggio pandemico di queste settimane, sperando che i numeri non trasformino la Pandemia in un’altra catastrofe sanitaria. La nuova variante indiana è approdata anche in Italia con due casi diagnosticati a Bassano del Grappa, In Veneto. I sintomi della variante indiana hanno più impatti sull’organismo: tosse, raffreddore, mal di testa e mal di gola, febbre, dolori muscolari, diarrea, stanchezza e spossatezza. Quindi i segnali della presenza del coronavirus nelle persone, sono di solito più forti e anche i tempi di guarigione ne risentono.
Quello che ancora sta succedendo è che tutto il mondo globale ha sottovalutato il Coronavirus a scapito di insensate aperture e sviluppo di nuove varianti con trasmissibilità elevata essendo che contiene le istruzioni per costruire repliche di sé stesso consentendo al virus di riprodursi. Forse occorreva una politica univoca da parte di tutti i continenti del mondo per far si che si utilizzassero approcci efficienti nella risoluzione di questa grave emergenza sanitaria, la quale sembra non finire più, e certamente si dovrà sembra sempre di più valutare l’associazione tra agenti o condizioni ambientali e specifiche malattie. Non sono casuali le malattie ma forse sono le attività umane e industriali a scatenarle…