Una nuova arma contro il Covid-19 arriva dai nanoanticorpi

Una nuova arma contro il Covid-19 arriva dai nanoanticorpi

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La vera svolta per i malati potrebbe arrivare dalla ricerca biomedica che in questi mesi sta studiando i nanoanticorpi in grado di fermare il Covid-19 una volta che il virus è entrato nell’organismo

Articolo curato da De Carlo Giuseppe e da Jessica Gravante

Lo studio sui nanoanticorpi di alma e alpaca condotto dai ricercatori svedesi dell’Istituto Karolinska, insieme a quelli dell’Università di Bonn dello Scripps Research Institute della California potrebbe dare nuove speranze nella lotta alla pandemia che da molti mesi appare la sfida infinita. Questa importante scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica Science e si basa su piccoli frammenti di anticorpi, denominati anticorpi a dominio singolo (sdAb), che rispetto agli anticorpi monoclonali sono più piccoli, sensibili e stabili. Infatti, proprio per le loro piccolissime dimensioni, i nanoanticorpi sono in grado di legarsi a diversi siti del virus sopprimendo le mutazioni di fuga del virus trovando i mutanti della proteina Spike resistenti. Per la loro maggiore stabilità sono anche più facili da riprodurre su larga scala rispetto agli stessi vaccini. Sappiamo invece che gli anticorpi monoclonali (MAb) che sono particolari molecole che hanno il compito di riconoscere gli agenti patogeni come batteri e virus e proteggendo il nostro organismo.

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Uno degli autori della ricerca scientifica, Martin Hällberg, ricercatore, dipartimento della cella e biologia molecolare, Karolinska Institutet, descrive in tal modo lo studio:

“Che cosa è unicamente speciale qui è che abbiamo cucito insieme i nanobodies che legano a due posti differenti sulla proteina della punta del virus. Questa variante di combinazione lega i nanobodies meglio diversi ed è eccezionalmente efficace nel blocco della capacità dei virus di spargersi fra le cellule umane nella coltura cellulare”.

Per generare i nanobodies dalle alpaghe ed dai lama, animali con la doppia funzione di produrre sia gli anticorpi che i nanobodies, sono stati dapprima vaccinati con la proteina Spike del Coronavirus. Fra i nanobodies i ricercatori hanno selezionato quattro nanoanticorpi che sono stati identificati e hanno mostrato la capacità di inattivare il SARS-Cov-2.

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I nanoanticorpi che si legano a due diversi punti della proteina spike del Coronavirus

Inoltre, il team di ricerca a Karolinska Institutet ha utilizzato la Crio-Microscopia Elettronica (cryo-EM), in cui il campione viene studiato a temperature criogeniche (generalmente alle temperature dell’azoto liquido), per studiare dettagliatamente come i vari nanobodies si legano alla proteina principale del virus.

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Ora i ricercatori sperano che i loro nanobodies possano diventare un trattamento della droga come complemento ad una vaccinazione contro COVID-19. Servirà ancora tempo agli studiosi, che lavorano su questa scoperta da sei mesi, per testare le molecole scoperte nanobodies se possono avere un efficacia in clinica e per il trattamento di esseri umani. Lo sviluppo clinico sarà cutrato dal Centro di Eccellenza scientifica dell’Università di Bonn.

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