Lattoferrina la nuova arma per contrastare il Covid

Lattoferrina la nuova arma per contrastare il Covid

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Articolo curato da De Carlo Giuseppe e jessica Gravante

Tra tutte le sostanze che potrebbero aiutare a combattere e prevenire il Covid anche la Vitamina D, nota come la lattoferrina, è al centro di un interessante dibattico scientifico. La lattoferrina è una glicoproteina, presente in tutte le secrezioni umane, compreso il latte materno. Diverse ricerche stanno dimostrato, già da tempo, che sia in grado di svolgere un importante azione anti-infiammatoria. Noi la ritroviamo all’interno del latte materno, in particolar modo nel colostro, nella saliva, nelle lacrime e nei granulociti neutrofili, cellule del sistema immunitario. Di particolare importanza è la sua capacità di trasportare il ferro all’interno del sangue, è in grado di sottrarlo o eliminarlo dai microrganismi patogeni presenti nell’organismo, causandone quindi l’eliminazione dal sangue. A quanto pare la lattoferrina possiede importanti proprietà antivirali al SARS-CoV-2 e può anche avere un’attività di prevenzione dato che interferisce con alcuni dei recettori utilizzati dai coronavirus. In base a un articolo pubblicato dalla nota rivista scientifica Frontiers in Immunology il Coronavirus si lega alla cellula ospite collegandosi prima agli proteoglicani solfati eparani (HSPG) che saranno utilizzati come siti di ancoraggio preliminari sulla superficie della cella host. La lattoferrina per la sua funzione di “interferitrice” nei confronti di alcuni dei recettori utilizzati dai coronavirus, può quindi contribuire utilmente alla prevenzione e al trattamento delle infezioni da SARS CoV-2. Nell’infezione da COVID-19 quindi la lattoferrina può avere non solo il ruolo di sequestrare il ferro e le molecole infiammatorie che risulteranno aumentate a causa della citochina, ma anche possibilmente aiutare ad occupare i recettori e HSPGs. Inoltre, la lattoferrina potrebbe anche prevenire l’accumulo di virus da parte della cellula ospite, così come l’attività di rotolamento e l’ingresso del virus attraverso l’enzima di conversione dell’angiotensina del recettore ospite 2 (ACE2). Infatti, la lattoferrina grazie alla sua carica positiva è in grado di legarsi ai componenti superficiali negativi delle cellule ossia i recettori e dei virus, svolgendo così un’attività antivirale. In sintesi, la lattoferrina legandosi ai virus e alle cellule impedisce l’entrata del virus nelle cellule, svolgendo così un’azione di contrasto all’infezione virale e di protezione cellulare dall’ingiuria del virus.

il modo in cui la sindrome respiratoria acuta coronavirus 2 (SARS-CoV-2) può interagire con le cellule ospiti

La lattoferrina umana è una proteina glicosilata cationica composta da 691 amminoacidi piegati in due lobi globulari (80 kDa glicoproteina bi-lobale), che sono collegati ta loro dalla struttura α-elica. Invece la lattoferrina bovina contiene 689 amminoacidi. La lattoferrina fu scoperta e isolata per la prima volta dal latte bovino nel 1939, facente parte famiglia transferrina (identità di sequenza amminoacido al 60% con transferrina sierico). Esistono tre diverse isoforme: LF-α è l’isoforma legante il ferro, mentre LF- β e LF-g hanno entrambi attività di ribonucleasi ma non legano il ferro. Quando è ricco di ferro si riferisce all’ololactoferrina e quando l’apolactoferrina senza ferro. 

Nei giorni scorsi un primo paziente, ricoverato all’ospedale di Biella per Covid, per uno studio sull’uso della lattoferrina, coordinato dal direttore di Pediatria e Neonatologia dell’ASL BI Paolo Manzoni, in sinergia con i responsabili dei reparti Covid del pronto soccorso e del Dipartimento di Medicina, alla ricerca di una sperimentazione efficace in grado di inattivare il Coronavirus. La sperimentazione si eseguirà in gruppi somministrando al primo gruppo la lattoferrina e al secondo gruppo un placebo, per una tecnica definita “in doppio cieco” cioè sia il paziente sia il medico non conoscono le caratteristiche del farmaco somministrato (la tipologia, la dose, ecc.). Vi è anche un altro studio in atto alle Università di Roma La Sapienza e Tor Vergata, che ha presentaro nuovi dati a sostegno dell’efficacia della lattoferrina nel trattamento del virus. In tal caso si sono trattati 25 pazienti positivi a SARS-CoV-2 asintomatici, paucisintomatici e moderatamente sintomatici con lattoferrina, nello specifico con il Mosiac, un prodotto che contiene solo lattoferrina bovina pura ed è in commercio già da diversi anni.

Mosiac | Pharmaguida

Emerge quindi che la molecola della lattoferrina diminuisca l’entrata del virus nelle cellule e svolge un’azione anti-infiammatoria creando una vera e propria tempesta infiammatoria.

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